Lucia Coppola - attività politica e istituzionale | ||||||||
Legislatura provinciale
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Comune di Trento
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Trento, 12 ottobre 2011 Nel nostro paese, segnato dalla crisi, dove la pressione fiscale ha superato il 40% mentre l'evasione fiscale, ampiamente tollerata e persino consigliata da alcuni partiti ha superato il 17% , una parola torna continuamente all'attenzione di tutti: dismissione. Da che cosa? verrebbe da dire. Dai diritti/doveri di cittadinanza, dalla buona politica, da comportamenti all'insegna dell'onestà e del rigore? E' una parola che non mi piace. Ho condiviso in toto l'intervento dell'assessore Condini che ho trovato particolarmente centrato, documentato, privo di retorica e per nulla ironico, come qualcuno ha insinuato, né teso a sminuire le ragioni degli altri, altrettanto legittimamente espresse. Nel merito, storicizzando il fenomeno. E' noto come anche a livello nazionale sia in atto l'acquisto da parte di grandi gruppi della distribuzione farmaceutica delle aziende farmaceutiche comunali. Già alla fine degli anni '90 tre grandi città italiane: Milano, Bologna e Firenze dismisero via, via i pacchetti di maggioranza delle loro aziende farmaceutiche, che andarono appannaggio di diversi gruppi economici, tra tutti l'Admenta Italia s.p.a, holding italiana della potente tedesca Celesio AG. Le proteste da allora non si sono più fermate, da parte di utenti, farmacisti, rappresentanze sindacali, a causa della deriva commerciale e della scarsità di servizi al cittadino. Perché le farmacie pubbliche, comunali come le nostre, rappresentano un servizio e un patrimonio essenziale per le nostre città, proprio in forza del loro ruolo socio-sanitario, della loro importanza strategica, della loro vocazione alla tutela degli strati sociali più deboli e, non da ultimo, del loro valore economico, che sarebbe davvero improvvido alienare. Il cardinal Martini, in una lettera a difesa del patrimonio pubblico rappresentato dalle farmacie comunali, ebbe a definirle «sentinelle della salute sul territorio municipale». Le critiche dei cittadini nei luoghi dove le farmacie non sono più comunali, non si contano. Ne leggo una tra tutte, del marzo scorso, a seguito della protesta popolare di Milano che ha messo il dito sulla disfunzionalità di queste privatizzazioni: «I cittadini, unici proprietari dei beni comunali, che pagano fior di tasse per poterli mantenere, vengono trattati come polli da spennare e in tal senso vengono educati i nuovi farmacisti»: questa è una tra le tantissime espressioni usate per segnare la differenza tra un prima e un dopo che ha marcato una profonda differenza nei modi di avvicinarsi ai cittadini, a Milano e in altre città dove le proteste sono continue. Ma di certo la soluzione, anche alla luce dell'esperienza di città dove le auspicate dismissioni sono avvenute, con malcontento di tutti, ma non delle multinazionali che hanno fatto man bassa di un patrimonio che appartiene a tutti i cittadini, non è quella di azzerare un'esperienza pluriennale che ha continuato a crescere, che i cittadini del nostro comune apprezzano, di cui hanno fiducia e che sentono vicino ai loro bisogni. Perciò questo importante presidio territoriale deve restare comunale. Lucia Coppola |
LUCIA COPPOLA |
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